La Russia che i turisti non conoscono: il Caucaso

Il Racconto


Mi ha sempre incuriosito questa regione dell’Asia al confine con l’Europa.
Essa è attraversata dalla Catena del Caucaso, catena montuosa lunga 1.200 Km fra il Mar Caspio e il Mar Nero ed è fra le più alte del mondo (Monte Elbrus 5643m)

Il territorio caucasico sotto il governo russo è diviso fra il Krai di Krasnodar e le Repubbliche autonome di Adighezia, Karacajevo-Cerkessia, Kabardino-Balkaria, Ossezia del Nord, Inguscezia, Cecenia e Daghestan. I paesi caucasici appartengono alla Russia fin dai tempi delle guerre contro i persiani e l’impero ottomano 1805-1829 durante il regno dello zar Alessandro I.

Le popolazione caucasiche hanno le stesse caratteristiche, provengono tutte da millenarie migrazioni dai paesi del medio oriente e paesi arabi. Per questo motivo la religione mussulmana accomuna tutti i paesi del Caucaso, seguono rigorosamente i 5 comandamenti del corano:

1) Credere nell'unico Dio, che deve essere nominato più volte quotidianamente nella confessione di fede;

2) Pregare cinque volte al giorno rivolti verso la Mecca;

3) Osservare il digiuno del mese di Ramadan;

4) Se possibile, intraprendere una volta nella vita un pellegrinaggio alla Mecca;

5) Dare l'elemosina ai poveri

Tutta la vita personale, familiare, sociale e politica è stretta in una fitta rete di comandamenti e proibizioni indicati nel Corano. Esso contiene ad esempio regole per i lavaggi rituali, per i matrimoni, per le eredità, per il digiuno nel mese di Ramadan, per il pellegrinaggio alla Mecca, per il comportamento contro il nemico in caso di guerra, per bevande e cibi proibiti quali carne di maiale e alcool.

Se si trascorre il mese di Ramadan tra i musulmani, si può notare che dall'alba al tramonto si digiuna, ma durante la notte si mangia in modo sfrenato.


Mi interessava particolarmente visitare le famose località termali del Caucaso ed i monti Elbrus, Dombai ancora sconosciuti dal turismo internazionale ma frequentatissimi da persone provenienti da tutte le parti della Russia e territori ex URSS. Questa è una Russia per visitatori particolari, per coloro che sono alla ricerca di paesaggi ed emozioni indimenticabili.

Il Caucaso si trova a due ore di volo da Mosca, sono partito con un T-154 dall’Aeroporto VNUKOVO con la compagnia aerea KMV, atterrato all’Aeroporto di Mineralni Vodi (cosi si chiama la città). Mi immaginavo di essere atterrato in mezzo alle montagne, era buio e non si vedeva niente intorno.

Avevo in precedenza prenotato un albergo a Kislavodsk (60 km da Mineralni Vodi). In Aeroporto mi attendeva una conoscente di un caro amico di Mosca, Inna, decoratrice e scenografa del teatro statale dell’operetta di Pyatigorsk, che mi ha accompagnato con la sua auto all’albergo. Durante il tragitto questa giovane donna dall’aspetto signorile e cordiale, ha risposto con pazienza e chiarezza alle mie tante domande sul Caucaso. Arrivati in albergo ho avuto la spiacevole sorpresa di sapere che la mia prenotazione alberghiera erroneamente non era stata accettata. Non avendo la possibilità di cercare altri alberghi dovuta all’ora tarda la simpatica Inna e il suo compagno Max mi hanno dato ospitalità per una notte nell’Abshezhite dove vivevano. L’Abshezhite, molto comune in Russia, è una specie di casa dello studente, in questo caso anziché dello studente era un Abshezhite per attori di teatro e operetta. Inna e Max gentilmente mi hanno offerto da mangiare, abbiamo parlato fino a tarda notte dei vari aspetti della Russia odierna, ma soprattutto della tradizione teatrale in Russia senza confronti da nessun’altra parte del mondo. Il teatro altamente professionale in Russia è seguito con grande interesse da un pubblico di ogni età e ceto sociale, io stesso amo frequentare i teatri di ogni città della Russia e mi commuovo a vedere con quanto interesse e passione gli spettatori seguono la recita degli attori.

Il giorno dopo, innanzitutto mi sono reso conto di non trovarmi in mezzo alle montagne, ma in un insieme di città (località termali) situate in una zona semi pianeggiante circondata in lontananza da due monti: il BESTHAU (1.400 mt) ed il MASHUK (993 mt). Praticamente, una pianura che qui viene denominata STEPPA confinante con questi due monti. A 250 km verso sud si trova la famosa catena di montagne del Caucaso, cioè una cordigliera di 1.200 km che si estende dal Mar Nero al Mar Caspio.

Inna e Max mi hanno portato a vedere Pyatigorsk che si trova ai piedi del monte MASHUK, famosa per le sue terme solforiche e città natale del famoso scrittore e poeta Lermontov, morto giovanissimo in duello per questione amorose. A Lermontov è dedicato gran parte delle sorgenti termali di Pyatigorsk (adatte soprattutto alle cure delle malattie dell’apparato respiratorio, del fegato e reni). Salendo verso il monte Mashuk vi sono ubicati tantissimi sanatori (alberghi termali). In mezzo al monte MASHUK vi è una grotta lunga 100 mt. che sfocia in un lago azzurro dai colori smaglianti tipo la grotta azzurra di Capri.

Le terme di Pyatigorsk sono adatte soprattutto alle cure delle malattie dell’apparato respiratorio, del fegato e reni.

Alla fine della visita di Pyatigorsk i miei amici mi hanno portato a Kislavodsk dove avevo in precedenza prenotato l’albergo via Internet, il Grand Hotel di Kislovodsk, stile antico zarista, un lusso a 4 stelle al modico prezzo di 2.600,00 Rubli compresa la prima colazione buffet imbandita di ogni prelibatezza. Il Grand Hotel si trova di fronte alle terme di Narzan, famose acque miracolose vendute in tutta la Russia. Le sorgenti di acqua solforica calda e fredda sono gratuitamente a disposizione di tutti. Un via vai di persone provenienti da tutta la Russia. Qui si vedono insieme il mongolo della Buriatia siberiana, il mussulmano del Tartarstan, l’esquimese della Kamchatka, il finico della Carelia o lo slavo moscovita, tutti con il bicchiere in mano per bere quest’acqua miracolosa. Una moltitudine di razze e culture diverse che parlano una sola lingua “il russo”, tutti che si rispettano e si inchinano con gentilezza gli uni verso gli altri. Ascoltavo con interesse alcuni di loro che si scambiavano parole con semplicità, garbo e ricchezza di vocaboli. Mi accorgevo di vivere in una dimensione totalmente diversa rispetto a quella in cui siamo abituati nel nostro mondo occidentale, le anziane babushche lungo il viale vendevano i loro prodotti tipici ai passanti, erbe curative, dolcetti a base di miele, indumenti di lana ricamati a mano, bicchieri di ceramica di ogni forma disegnati con lo stemma dell’aquila che uccide il serpente sotto gli artigli, il bene che vince sul male (simbolo della città).

Lungo il viale principale di Kislavodsk ci sono anche altre terme per bagni, fanghi, massaggi ed ogni tipo di cura. Un bagno immerso nella vasca per 20 minuti costa appena 370,00 Rubli, pedicure con asportazione di cali costa 500,00 Rubli, manicure 400,00 Rubli, fanghi 370,00 Rubli. Costa tutto poco addirittura gratis che ti viene voglia di purificarti completamente. Ma il tempo era poco, dovevo ancora andare a vedere il Monte Elbrus 5.643 mt. ed il monte Dombai 4.960 mt. Da non crederci il prezzo delle escursioni solo 600,00 Rubli, La prima escursione è stata sul monte Elbrus, un cono gigantesco tutto bianco che si vede da ogni parte: partenza alle 06.00 e ritorno alle ore 18.00 dal piazzale di fronte all’albergo dove alloggiavo accompagnati da guide specializzate con una preparazione storica e territoriale ineccepibile.

Al confine con la steppa si alza prepotente la catena montuosa con il gigante Elbrus, 200 km di percorso da Kislavodsk al monte Elbrus con una piccola sosta per bisogni fisiologici in un villaggio di contadini kabardintse, le donne erano vestite in modo zingaresco mentre gli uomini, dal volto rozzo e simpatico, suonavano le loro tradizionali musiche in segno di benvenuto. I gabinetti erano veramente originali, fuoriusciva un odore tremendo oltre alla sporcizia che riempiva ogni angolo delle pareti, tanto da farmi rinunciare a fare i miei bisogni, così ho preferito accostarmi ad un albero ed innaffiarlo con pura pipì afro-lusitana (aspetti di vita comune contadina caucasica).

Sul pullman eravamo in 40 persone, oltre al sottoscritto nessuno ha rinunciato a fare la pipi in quella rustica toilette. Un miscuglio di etnie e razze in quel pullman variopinto, chi con gli occhi a mandorla, chi con il viso allungato tipico mussulmano. Io ero l’unico straniero, direi l’unico aborigeno proveniente dall’Angola, venuto dall’Italia, ma che parlavo russo come loro. Tutti mi facevano domande come se io fosse un extra terrestre arrivato a bordo di un disco volante. Mi facevano i complimenti per il modo come parlavo la loro lingua, mi raccontavano mille curiosità sulla loro terra, sono diventato l’amico di tutti e tutti mi offrivano qualcosa da mangiare. Ero affascinato da quelle persone provenienti da ogni angolo della Russia, ognuno con la propria storia, tutti con un viso dolce e gentile come se non avessero mai avuto dei problemi. Le varie etnie che ci sono in Russia provengono da antichi territori esplorati e colonizzati ai tempi degli zar. Terre cosi lontane e misteriose furono esplorate da grandi personaggi come Kabarov, Stragonov, Bering e tanti altri grazie ai quali si scoprirono territori cosi immensi, pieni di ricchezze naturali rimasti da sempre sotto la potenza degli zar fino alla perestroika di Gorbasciov. Il miracolo di queste civilizzazioni é il fatto che ognuna di loro, non importa di quale etnia, cultura o lingua é orgogliosa di essere russa, una lingua unica che li accomuna in un solo grande paese, la Russia.

Il tragitto verso il monte Elbrus é caratterizzato dal passaggio attraverso montagne rocciose completamente senza vegetazione, poi come se per magia si passa dall’arida steppa alla natura tipicamente alpina. Siamo arrivati finalmente al punto dove si prende la funivia per arrivare a quota 2.000 mt, da qui con la seggiovia per salire ancora fino a 3.800mt e poi ancora con la seggiovia per salire a quota 4.200 mt da dove si possono meglio ammirare le due grandissime cime gigantesche del monte Elbrus 5.673 mt. Questo é un monte di origine vulcanica, nato da una eruzione di 30.000 anni fa. Infatti si vede dappertutto la tipica roccia e lava vulcanica come se l’eruzione fosse avvenuta appena ieri. Lo spettacolo dell’insieme delle montagne é veramente mozzafiato, ci sono una infinità di ghiacciai e laghi ghiacciati, la giornata solare arricchisce ancora di più il panorama circostante. Dopo l’intera giornata sui monti, siamo scesi di nuovo a valle per riprendere il pullman che ci ha riportati a Kislavodsk.

Il giorno dopo partecipo all’altra escursione per vedere il monte Dombai, famoso anch’esso principalmente per le sue località sciistiche 4.960 mt. Alle sei precise ero al punto di raccolta d’avanti al mio albergo, il pullman era pieno, anche qui un variopinto di etnie provenienti da tutta la Russia. L’itinerario da Kislavodsk al monte Dombai è stato più spettacolare di quanto avevo visto il giorno prima. Al momento della partenza era ancora buio, lungo il percorso si vede in lontananza nella steppa sperduta il sorgere del sole dal colore rosso vivo come se stesse per tramontare. Mentre Il sole si alzava all’ orizzonte lentamente, noi ci siamo fermati in un piazzale in mezzo a due gigantesche montagne rocciose, una a forma della Sfinge egiziana, è incredibile come la natura possa creare e modellare dei capolavori cosi belli, l’altra montagna a forma di cubo. Dal piazzale si vedeva in lontananza il monte Elbrus tutto imbiancato. La giornata era magnifica, il sole ormai aveva raggiunto il massimo dello splendore. Il viaggio proseguiva attraverso un Canyon immenso, mi sentivo protagonista dei famosi film western americani girati nelle montagne rocciose del Colorado interpretati da John Wayne. Mentre ci avvicinavamo al monte Dombai la natura è cambiata completamente, immensi boschi di conifere e latifogli dipinti dai tipici colori autunnali. Abbiamo visto pascolare in liberta alcuni animali selvatici, cammelli a due gobbe e zubri . Mi meravigliavo di vedere talune specie di animali da questa parte, principalmente il zubre, gemello del famoso bisonte che pascola nelle praterie americane. Invece ero nel Caucaso, qui non ci sono gli indiani a caccia di bisonti, sono zubri caucasici. Chissà quale fenomeno della natura li ha portati fin qui. Il zubre o bisonte europeo è simile a quello americano per forma e dimensioni, un maschio adulto può arrivare a 3,50mt di lunghezza e una tonnellata di peso. La durata di vita di uno zubre è di 20-25 anni, vive in libertà nelle praterie del Caucaso, si contano in questa regione ben 2.200 esemplari, si muovono con sicurezza nella coltre di neve grazie all’ampia superficie del loro zoccoli, si alimentano soprattutto di cortecce, licheni ed erbe.

Arrivati finalmente a Dombai, cosi si chiama anche il paesino a Valle. Stazione sciistica più famosa e frequentata in Russia, mi aspettavo di vedere un tipico villaggio simile a quelli che ci sono sulle nostre montagne con impianti e alberghi moderni. Il villaggio era da rifare completamente. Alberghi e case in decadenza, impianti di risalita fuori uso e mal tenuti, si respirava aria tipicamente sovietica. Per fortuna da qualche anno è stata costruita una cabinovia moderna che ci ha portati a quota 2.277 mt, poi con la seggiovia quasi fuori uso saliamo a quota 3.400 mt, più in alto però non sono salito, perché mi mancava il respiro. A quota 3.400mt ci sono tipici rifuggi costruiti in modo semplice e rudimentale, tante bancarelle dove vendono prodotti tipici del luogo ed alcuni ristoranti all’aperto dove si mangia il famoso “Shashlik” del Caucaso, spiedini di maiale o agnello fatti al momento.

Dall’alto piano dove mi trovavo si vedeva tutta una catena di montagne molto simili alle nostre Dolomiti o al Monte Bianco della Valle d’Aosta. Anche qui c’e il famoso picco chiamato “Dente del gigante. Ero finalmente riuscito a vedere i due monti più famosi della Russia, l’Elbrus ed il Dombai molto simili alla catena delle Alpi europee, la natura é bella dappertutto, come diceva la nostra guida: guardate queste montagne silenziose, sono li da migliaia di anni e sono tranquille, dobbiamo imparare da loro per la pace che esse trasmettono, cerchiamo di vivere sereni come loro, rispettare la natura ed apprezzare la vita che Dio ci ha donato.

Il tragitto di ritorno verso Kislavodsk é stato in ugual modo interessante anche se il paesaggio si ripeteva ero talmente incuriosito di tutto che non perdevo un solo istante per guardare con interesse ogni sfumatura della natura, abbiamo rivisto ancora alcuni zubre che pascolavano in libertà. Verso sera siamo arrivati stanchi e felici a Kislavodsk dove sono rimasto alcuni giorni per fare le cure termali. La sera mi rifugiavo in un bel locale dove si ascoltava musica zingara oppure nel Casinó dell’albergo dove ogni sera c’era spettacolo di varietà. Comunque era bello anche passeggiare lungo il viale alberato illuminato da lampioni d’epoca vivendo una atmosfera d’altri tempi.

Ho ripreso l’aereo da Mineralni Vodi per ritornare a Mosca. All’aeroporto mi é capitato una spiacevole sorpresa. La polizia addetta al controllo di sicurezza mi ha chiesto il passaporto. Dopo un minuzioso controllo mi hanno chiesto di esibire anche la registrazione del permesso di soggiorno. Di solito detta registrazione viene rilasciata dall’albergo dove si alloggia anche se negli ultimi anni molti alberghi non lo rilasciano più, motivo per il quale non avevo nessun documento da esibire. A questo punto il poliziotto, molto gentilmente, mi ha detto che avrei dovuto pagare una multa di 5.000,00 Rubli in quanto sprovvisto di questo permesso di soggiorno. Sapendo perfettamente dove volevano arrivare, sono stato al loro gioco ho risposto che 5.000 Rubli erano troppi e ho proposto di pagare solo 1.000 Rubli per lasciarmi passare senza difficoltà. Il poliziotto é andato a consigliarsi con gli altri suoi colleghi, ritornando un attimo dopo per dirmi che loro erano in tre e che avrebbero dovuto dividere la multa in parti uguali. Alla fine delle trattative, proprio come nei mercati, me la sono cavata con 1.500,00 Rubli.

L’aeroporto di Mineralni Vodi è una struttura di vecchio stampo sovietico con sistemi di registrazione bagaglio d’altri tempi. L’aereo, un TU 154 con tre reattori mi ricordava i tempi in cui viaggiare in Russia era quasi un’avventura. Tuttavia, il vecchio TU 154 ci ha portato puntualmente a Mosca atterrando all’Aeroporto Vnukovo dopo un volo di due ore. Ricordo questo aeroporto alcuni anni fa prima della perestroika era un gigantesco baraccone da dove partivano i voli verso Sud. Oggi giorno l’Aeroporto Vnukova come quello Domodedova e Sheremitev sono diventati aeroporti internazionali moderni con ogni conforts e sicurezza, merito dei grandi cambiamenti che si stano verificando negli ultimi anni in Russia.